Con due pescatrici d’eccezione, Enrica e Barbara, che si dimostrano subito a loro agio (o quasi…) in una pesca molto faticosa come quella ad elevate profondità. E gli uomini? Non si fanno certo pregare, e rispondono cattura su cattura.
Il video comprende le prime bellissime immagini subacquee registrate con GoPro 3 Black Edition. Da non perdere!
Solo, mancoadirlo, su Elfishing.it!
E’ una sensazione strana, basta guardare fuori dalla finestra per capire che tutto girerà bene. Sarà l’atmosfera che ci circonda, o la nostra sensibilità nel cogliere solo gli aspetti positivi, non lo so. Fattosta che ti alzi e vedi “rosa”, senti che è una giornata SI.
Ecco, il 25 Aprile NON si è decisamente presentata come una di queste giornate.
Apro la finestra sbadigliando, convinto di trovare un sole quasi estivo, e mi trovo davanti un cielo grigio, compatto. Non è foschia, sono nuvole, e belle spesse. Al posto del calduccio tanto sospirato, una brezza fresca e frizzantina, che non ha nessuna intenzione di mollare e ci accompagna fino al posto barca. Uno sguardo di sottecchi ad Enrica, che mi accompagna in questa avventura: è perplessa più di me. Lei ha freddo se la temperatura esterna è sotto i 33°C, quest’arietta e il cielo grigio le stampano in volto un caratteristico sguardo da “ma perchè non sono stata a letto?! Cominciamo bene. La tranquillizzo, vedrai che si apre, vedi là che c’è un pochino di azzurro (trattasi di grigio meno marcato), vedrai che dopo rimpiangerai questo frescolino.Non ci credo manco un pò ma risulto convincente e ci prepariamo a salpare. La vista della cuscineria del Marino nuovo rianima un pochino Enrica, perlomeno non si riempirà di lividi come con il buon vecchio gozzo di legno.
Prima di mollare gli ormeggi, devo sentire come concordato Beppe, il Comandante, che è già fuori con Gigi e Barbara, “la Dottora”, feroce mangiatrice di pesce che non si fa pregare ad alzarsi all’alba ma pretende risultati, non discorsi! Pressione alle stelle per il povero comandante.
Tiro fuori il VHF fiammante, portatile. Cerco il canale concordato, attivo il collegamento. Muto. Non ricevo e non trasmetto. Butto un occhio al manuale di istruzioni, 340 comode pagine in 22 lingue diverse, peso (e probabilmente costo) superiori a quello del VHF stesso. Scaglio manuale e VHF nei meandri del cruscotto, tiro fuori il fedele cellulare da 47 euro e mollo gli ormeggi, prima che lo sconforto mi colga e decida di tornare a casa.
Beppe non risponde. Perfetto. Al terzo tentativo mi risponde gridandomi in tre secondi un “dove-cavolo-sei-corri-qui-datti-una-mossa-corri-CORRI”, testuale, e butta giu. Rimango un attimo perplesso e lo richiamo: “Qui, dove????” “Dito-sciabola-che-mangiano-barca-muoviti-muoviti”. E riattacca. Ingrano la manetta, Enrica mi guarda perplessa “Sciabola.Tanti”.
Noto una scintilla nello sguardo, la signora non è pescatrice accanita, ma nemmeno odia l’idea; diciamo che le piace vincere facile: prima tu trovi i pesci, POI lei pesca. Se poi prendi tu i pesci anche per lei, tanto meglio. Ma gli sciabola…sono una tentazione irresistibile, troppo buoni..e quando le comunico che dovrà procacciarsene qualcuno, protesta ma senza convinzione.
Arriviamo sullo spot, il Comandante è ancorato esattamente sopra il mark del mio GPS; salutiamo l’allegra brigata da lontano, mi propongono di lanciargli una cima per legarmi a loro ma non mi avvicino visto che, mentre il Gigi se la ride, il Comandante e la Dottora sono incannati. Preparo la prima scarrocciata a poca distanza. Sull’altra barca se la ridono, ogni cala o slamano o salpano. O strappano, e te ne accorgi perchè il comandante inspiegabilmente non ride piu. Cedo la Pipiruredda, più leggera, ad Enrica che lancia il suo inchiku nell’abisso. Mi preparo a calare, ma mi distraggo un attimo per filare l’ancora galleggiante, e il mio jig fa una doppia capriola sul trecciato di Enrica. Qualche rapido auto-insulto, e mi avvicino per sbrogliare la matassa; nel tentativo di aiutarmi, Enrica apre la frizione dell’Everol, e mi imparrucca il mulinello.
Perfetto. Imprecando, penso ad una ritirata strategica, ma alla fine mollo la mia canna, e mi metto all’opera; sbroglio il mulinello scomodando mentalmente alcune divinità egizie , poi procedo con il jig, tenendo il filo dell’inchiku di Enrica in mano.
E li capisco che, là sotto, hanno fame.
Bordata decisa, risposta immediata di sinistro, a mano, il nonno pescatore di orate non avrebbe fatto di meglio. Magari avrebbe evitato il trecciato, quello sì: solco sanginolento nel palmo immediato ma almeno lo sciabola si è allamato. Lo metto “in attesa”, levo il mio jig tra una capocciata e l’altra, e lascio ad Enrica il suo primo combattimento.
Da quel momento, comincio a fiutare l’ottimismo nell’aria. Quella sensazione di cui vi parlavo prima. Sarà la vista della mia Enrica che si danna l’anima a recuperare il pesciolone che non ne vuole proprio sapere, ma vedo…rosa.
E non ne va più storta una. Ogni calata è un pesce, siamo una macchina da guerra, il mare si calma totalmente. Non perdiamo un’esca. Esce anche un raggio di sole. Timido, ma non si può pretendere troppo.
Sulla barca del comandante la Dottora cattura, poi lascia pescare gli uomini per non umiliarli troppo; il comandante si esibisce in riprese multiple subacquee, fantastiche, non perdetevele.
Dopo un due-tre ore di delirio collettivo decidiamo di abbandonare la posta, i pesci sono sempre lì sotto ma noi non ne possiamo più e abbiamo preso la nostra quota giornaliera.
Rientriamo con calma, con due novelle pescatrici stanche ma soddisfatte, che pregustano la loro prima cena a base di pesce pescato con le proprie mani. E sono soddisfazioni, non paragonabili ad un paio di scarpe nuove, ma si vede che sono contente.
Sì, da oggi la banda di Elfishing vedrà un pò più…. rosa!
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