Bell’articolo che leggiamo sul quotidiano Il Secolo XIX di sabato 10 novembre, che porta alla luce una clamorosa svista nella recente campagna promozionale sul consumo del pesce italiano promossa dall’Unione Europea e dal Governo italiano, che ha assegnato alla azienda di promozione Immediate Marketing&Pubblicità il compito di ideare il layout degli spot: Come testimonial non compare l’umile sugarello, la variopinta lampuga o la deliziosa acciuga di Monterosso ma… il Persico del Lago Vittoria. Peccato che il Persico in foto, quello Reale, sia presente solo in piccole quantità nei nostri laghi, non certo tali da sfamare il bisogno di pesce italico. Il persico che normalmente troviamo nei banchi del mercato e che mangiamo, e che quindi usufruisce di questo spot, è …africano. Esatto: un pesce africano, oltretutto pescato e prodotto con metodi che prevedono la quasi schiavitù degli operatori, alcuni dei quali si nutrono con gli scarti della lavorazione, altri che finiscono quasi cechi per le esalazioni degli stessi scarti in putrefazione… non c’è che dire…un bello slogan. «Il pesce delle nostre acque», si legge nelle inserzioni che appariranno fino a giugno sui giornali e sui siti online, «è ricco di omega3, grassi saturi importanti per lo sviluppo cerebrale e ottimi protettori di cuore e arterie. Buono, digeribile e leggero, il pesce italiano è ottimo per bambini, anziani e nella buona cucina di tutti i giorni». Chakula Cema, come si dice in swahili. Buon appetito.
Con buona pace della nostra filiera ittica.
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