…Cosa lega coloro che sono nati sul mare a questo elemento….
Una sorta di necessità di respiro, di odore di mare che penetri nelle narici, di salsedine in forma di aerosol sul viso che ci inebri di voglia di respirare a pieni polmoni, e che ci renda..anzi ci rende proprio, felici.
Un medico risponderebbe (io credo) che tutto ciò è semplicemente dovuto alla stimolazione della tiroide causata dallo iodio che si sprigiona, fatto sta che, poeticamente o scientificamente interpretato, il risultato è quello.
Il mare a Portovenere si mostra subito maestoso al solo avvicinarsi al promontorio di S.Pietro… se lo si annusa dagli scogli antistanti, quando comincia ad ingrossare, schizza sfacciatamente addosso tutta la sua schiuma senza troppi complimenti, e allora quella che prende è la voglia immediata di saltare in barca, attraversare lo stretto finché l’onda lo permette, e andare a dargli la caccia.
Lerici invece, più sorniona, nasconde gli scogli finché non si arriva in fondo al lungomare e si svicola sulla sinistra verso il castello. Anche lì il mare agitato è uno spettacolo ma Lerici lo fa amare anche dalla passeggiata, in prossimità della piazza. Se ci si ferma in quel punto a guardarlo, anche quando è calmo…..la teoria di barche a vela all’ormeggio, su più filari…..il rumore sommesso e ritmico dei moschettoni a tenere le cime che sbattono sull’albero di maestra…. gli anemometri in alto, su ogni pennone, che girano segnalando ogni minimo variare del vento….il sole calante all’orizzonte che abbaglia di rosso le imbarcazioni e tutto il paese incendiandoli… beh è davvero come il canto delle sirene. E allora si può anche chiudere per un attimo gli occhi e lasciarsi rapire entrando in tutt’uno col mare, sentire che di nuovo la natura offre il suo respiro che va al pari col nostro come una musica accordata al diapason.
La capacità, ancora, di lasciarsi rapire; riuscirvi, questo e nient’altro che questo. Elementi che di nuovo ci accolgono nel loro dialogo perché finalmente siamo pronti ad ascoltarli, come in lontani passati.
Eppure questi tempi sono così diversi… e il miracolo vero pare essere che la natura ancora ci conceda spazio dopo che gli se n’è tolto tanto.
…Il mare notturno di Lerici, quel mare da osservare in silenzio, uscendo a notte inoltrata percorrendo quella semplice via che vi conduce. Lo straordinario di questo paesino è che quando ti immergi in esso, nella notte, ancora hai la rara fortuna di trovare un mondo già assorto e quieto, così da poterti godere ogni rumore dal profondo, ogni brontolio d’onda. La solitudine, di notte a Lerici, è assoluta ed è fantastico farvisi inghiottire soprattutto quando si ha la fortuna di risiedere nel centro storico per qualche tempo come
anche a me è capitato. Ti siedi su uno scoglio… e ascolti, ascolti quell’acqua che sempre ha tante cose da dire.
E allora ti cerco, e sei laggiù, così lontano.
Ti cerco nel mare e non so perché non riesco a cercarti nell’aria che entrambi respiriamo ma ti cerco come sempre in ciò che ci ha uniti, sfiorandone la superficie. Il mare è ovunque e più tangibile dell’aria…. se sfioro l’aria non l’afferro, se accarezzo il mare mi ritorna una sensazione, ed è una sensazione di te che ti ci immergi altrove in luoghi lontani; non ho coscienza di dove sei…. ma ti ritrovo in quell’elemento che a suo modo lega e scioglie ancora le nostre vite.
(la foto è di Angelo Bordigoni, dal gruppo facebook Lerici Tutto l’anno)
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