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Un amico di nome ‘Peve’ un giorno mi ha raccontato della battaglia da lui intrapresa con il pesce di cui sopra, definendolo appunto: ‘mannaro’.
La storia marinara è intrisa di questi racconti dalla notte dei tempi, ma quello su cui mi soffermo oggi è il perché di queste storie fantastiche, e da dove nascono.
Lasciando tutte le spiegazioni scientificamente provate agli studiosi, la mia mente preferisce banalmente cercare e possibilmente restituire una spiegazione ‘semplice’.
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Il mare dilata. Si sa. E come una lente ingigantisce ogni cosa. Ma non solo, chi pesca è di norma fornito anche di una meravigliosa mente fervida, aiutato in questo dal mare dilatatore e dal fatto che non sapendo ancora l’uomo respirare sott’acqua l’acqua rimane tutt’ora un buon mistero per lui, e tutto quello che quindi il pescatore dice non può essere negato se non con una sonora risata d’allegria, ma mai con prove. Il cacciatore a differenza è ben più sfigato perché in terra, a parte l’abominevole uomo delle nevi (…), abbiamo ormai visto tutto ciò che c’è di grosso e quindi o il cacciatore ci porta la millantata quaglia ‘grande quanto un tacchino’ oppure non gli crederà mai nessuno. Destini.
Fatto sta che io posso quindi raccontarvi, ad esempio, la vera storia del grongo gigante, anche se non si è svolta nel mare nostrano ma presso l’isola dove attualmente mi trovo.
Dovete sapere che fino a pochi anni fa esisteva, tra alcuni anfratti rocciosi, un grongo di dimensioni inusitate, scovato ed accudito amorevolmente da un sub di mia conoscenza. Per farla breve questo sub andava spesso e volentieri a intrattenersi nei fondali con questa bestiola che aveva semi-addomesticato, e cui portava prede per sfamarlo. Dai oggi e dai domani fatto sta che un giorno viene osservato da un ‘sub della domenica’, uno di quei pescatori foresti che nulla sapeva della bella storia d’amicizia ormai conosciuta da tutto il villaggio marinaro. Così, dopo averlo inseguito e aver scoperto la tana del grongo…….alcune ore dopo torna tutto soddisfatto a riva tenendo sulla fiocina, a trofeo, la testona mozzata dell’animale (che ingenuamente si era fatto avvicinare) e raccontando la furiosa battaglia con lui intrapresa mentre, a suo dire, il mostro lo avvinghiava tra le sue spire. Il povero grongo era in realtà docile e affettuoso (ecco l’unica vera bufala di tutta questa storia), e la rissa furibonda che seguì la sua morte è un’altra storia degna dell’amicizia tra l’uomo e la ‘belva’ marina, in quanto il sub sprovveduto fu costretto a prenderne il posto in quell’anfratto.
… A VITA .
Alessandra La Fragola
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