E uno dice…. massì, stasera vado a vedere se ci sono due seppie. Se poi è un calamaro, è meglio.
A volte ti vedono certe idee….
L’inge mi dà del temerario. Dalle sue proiezioni meteo c’è da battere i denti dal freddo, il mare è un disastro e forse la profezia dei Maya si concretizzerà proprio quando sarò sul pontile. E’ una rinuncia bella e buona la sua, nonostante il suo “survivor kit tecnologico” tra giacche in titanio con serpentina, passamontagna ad energia geotermica e mutandoni ascellari frutto di studi aerospaziali sulla Mir che farebbero invidia a dei parà norvegesi.
Parto. Il tempo di passare un attimo da Maurizio a prendere UNA totanara UNA da aggiungere al Kit e qualche moschettone.
In questo tipo di pesca l’esca è la sublimazione del gergale “carne da cannone”: Il campo di gara, pieno di corpi morti, scogli, reti e altri amenicoli meriterebbe un video subacqueo per documentare l’ecatombe di artificiali, sul quale i vari “gialli” produttori ed i negozianti potranno, guardandolo, brindare alle loro fortune.
Comunque arrivo. Biglietto del parcheggio. Apro il portabagagli. Canna, Salaio e zainetto. Cinque metri e sono sul moletto del distributtore. Gasa parecchio perchè quella bella luce puntata in acqua fa un effetto lampara molto addescante. Due o tre grossi branchi di microscopici avannotti stazionano nel suo cono. Partiamo con la totanara verde. due tre lanci nel buio…..poi all’improvviso le classiche strattonate del calamaro. “Ci siamo!” Ma è un falso allarme.
E’ a quel punto, all’orario di chiusura, che il benzinaio fa la sua comparsa sul moletto e gentilmente mi dice ” Chiedo scusa, le chiederei una gentilezza….. se prende delle seppie…” Capisco al volo e rispondo “Certo! Il nero! non si preoccupi! e poi sto qui ancora cinque minuti e mi sposto!” Il signore ringrazia, chiude bottega e se ne va.
Dopo poco infatti decido di spostarmi ma proprio all’ultimo lancio
Salaiata ed oplà. E’ a terra.
Tralascio quello che è il rapporto di odio-amore tra la totanara, la sua corona di aghi e la rete del guadino. Fatto sta che la totanara verde rimane sul salaio, e mi sposto, facendo spazio a quella arancio.
Lo spostamento su un altro moletto vicino non porta a nessun risultato….. e quindi dopo un oretta -il freddo intanto aumenta….ma c’è un bel cielo stellato, una bella luna, il borgo illuminato…..sì ho capito ma fa veramente freddo…cazzo!- decido di riavviarmi verso la macchina. Prima però torno sul moletto del benzinaio…..altri due tiri va….
Il nulla. “Inizia a raccattare gli stracci e andiamo a casa…” penso.
Ancora un paio di lanci…. e mentre recupero proprio sotto al pontile, in un metro e mezzo d’acqua in quelle palle di piccolissimi pesci, la botta! E’ un seppione agli steroidi che in un secondo è fuori dall’acqua. Lo tengo un po sul bordo (memore anche dell’impegno con il benzinaio) per lo schizzo di inchiostro. Nulla. La sbattacchio anche. E’ proprio grossa. Al peso sfiorerà gli otto etti… La deposito delicatamente sul molo (nel frattempo si slama, chiaramente, e la totanara si ingavetta da par suo nel guadino…) prendo un nuovo sacchetto dallo zaino, e cerco di creare un bodybag che mi permetta di non sporcarmi le mani e di impacchettarla a dovere.
La bestia si ottunde e scarica tutte le biro del mondo sul molo. Oh Cazzo!
Cerco di afferrarla in qualche modo ma in quel momento sento un dolore lancinante all’anulare destro. Una pinza che si chiude sul polpastrello, una lametta che recide tessuti. riesco con difficoltà a divicolarmi.
La seppiona si è pappata un tre mm3 del mio ditino. E per festeggiare da un altra innaffiata di inchiostro. Un dolore assurdo mentre la rinchiudo proferendo alcune osservazioni di carattere teologico. Il sacchetto è un ammasso di bitume e cefalopode scazzoso e soffiante. Vedo il molo annerito e una manichetta dell’acqua. Apro la valvola. Non esce niente. A quel punto l’occhio mi cade su una delle colonnine del distributore, dove c’è una sbaffata rossa colante, degna di Dario Argento. Mi guardo la mano destra. E’ completamente insanguinata. Dalla ferita copioso il sangue. Il molo tra chiazze di inchiostro e gocce di materia ematica è la scena di un attacco di un Kraken ad un ignaro viandante trascinato poi negli abissi. Ho l’eschimo chiazzato di rosso. I pantaloni di nero.
Mi giro un fazzoletto intorno al dito e lascio il luogo del massacro.
Promemoria:
Per la prossima uscita non mettersi l’eschimo, tagliarsi il pizzetto, niente zaino e quel cappello di lana con il marchio in bella vista ricordarsi di metterlo al contrario, visto mai mi riconoscesse il benzinaio…
11 Comments