La Cernia

[quote]Inizia a collaborare con Elfishing David Pinza: “Spezzino per diritto di nascita dal 1981, da bambino sognava di fare il pompiere…sogno perso per strada. Diplomato (con fatica) al liceo, decide durante un ferragosto con i piedi in acqua di iscriversi all’università all’indirizzo marino del corso di Scienze e Tecnologie per l’Ambiente dell’Università di Pisa, più che altro per avere una scusa per potersi brevettare come sommozzatore. Da allora con l’acqua di mare nelle orecchie cerca di avvicendarsi in mille specializzazioni e corsi uscendone prima come tecnico dell’ambiente subaqueo e poi come operatore scientifico subacqueo. Amante della fotografia, è attualmente impegnato in un progetto guida per il trapianto di Posidonia oceanica lungo le coste laziali, ma segue l’avventura di elfishing da sotto la superficie marina per colpa del Peve…” [/quote]

Quando pensi ai relitti sul fondo marino, croce e delizia per i pescatori  e per i subacquei sportivi, non si può non immaginare subito quale sia il pesce più grande ed attraente che fa suo l’anfratto migliore tra le lamiere di un vecchio incrociatore; gronghi e murene, coinquilini scomodi del relitto, cedono il passo di fronte al vero capitano del relitto: la cernia.

Seppur sia preda ambita dai pescatori subacquei e di superficie, la cernia gode di un grande rispetto da parte di tutti i frequentatori del mare: sarà per la sua grande bocca o per l’eleganza del nuoto lento e compassato, oppure per la sua vita così lunga e complessa, che il mito della cernia resta tanto forte quanto la sua presenza è da sempre costante nelle nostre acque e in quelle di tutto il mondo.

Contrariamente a quanto si possa pensare la cernia non è un animale così solitario come la si vede nella maggior parte delle fotografie che la ritraggono, spesso più interessata allo strano uomo-pesce che l’avvicina nei pressi di qualche anfratto.
E’ frequente incontrare cinque o più cernie che convivono tra loro all’interno di una tana a patto che essa sia sufficientemente ampia da permettere il passaggio e la posta di questo pesce che fa della sua grande bocca l’arma migliore per cacciare, perché la cernia non è veloce nè ha denti aguzzi per tagliare le sue prede, bensì ingoia interamente la preda con un rapido movimento della bocca creando un risucchio al quale il piccolo pesce non può sottrarsi.

Proprio questa tecnica di caccia ha creato un mito nei popoli del pacifico che la trasformarono in una bella leggenda che inizia così:

 

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Un giorno una fanciulla bella come la luna tesseva la sua tela seduta su uno scoglio in riva al mare, in quel momento una grossa Cernia la notò e se ne innamorò subito, cominciando così a corteggiare la fanciulla e chiedendole di sposarla.

La fanciulla però non corrispondeva l’amore della Cernia e rifiutò, alché essa disperata per il rifiuto fuggì sul fondo del mare lamentando il suo dolore.

Poi però non rassegnatasi al rifiuto tornò in superficie e fece in modo che la giovane fanciulla cadesse in acqua, alché con un rapido movimento della grande bocca la inghiottì rinchiudendola viva tra le sue fauci pur facendo attenzione a non farle del male.

La ragazza disperata pregò la cernia di lasciarla libera, ma essa follemente innamorata negò la libertà alla giovane, la quale non si perse d’animo, prese gli aghi aguzzi che aveva con sé mentre tesseva la tela e praticò due lunghi tagli ai due lati del corpo del pesce per poter fuggire via e mettersi in salvo.

La Cernia giurò da allora che non si sarebbe mai più innamorata di un essere umano, ed ecco perché tutti i pesci hanno le branchie ai lati del capo.

 

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Un altra particolarità della Cernia è che possiede un apparato riproduttore ermafrodita proterogenico, nasce cioè come femmina diventando matura sessualmente dopo aver raggiunto i 3-4 Kg di peso per poi cambiare sesso intorno ai 12-13 Kg. Tenendo conto di un tasso di crescita di poco meno di un Kg l’anno ci vogliono dai 15 ai 20 anni per avere un maschio maturo e di conseguenza garantire la prosecuzione della specie (i valori cambiano di specie in specie, ma generalmente seguono questo trend).

Un maschio di cernia ha intorno a sé un vero e proprio harem con molte femmine su un territorio delimitato, questo garantisce una certa percentuale di successo riproduttivo compensato però dai lunghissimi tempi di maturazione sessuale dell’individuo: quando sta per riprodursi il maschio danza intorno alla femmina per corteggiarla e predisporla all’emissione delle uova mentre a sua volta emette lo sperma; il contatto tra i gameti avviene in acqua libera ed è quindi parte del plancton e potenziale preda di piccoli pesci.

Il periodo di riproduzione coincide con quello caldo estivo, nel caso del mediterraneo da maggio a settembre in modo che le uova non subiscano danni e possano giungere a piena maturazione.

Vedere la cernia ed avvicinarla nel suo ambiente è un dono che tutti dovrebbero poter provare per prendere coscienza di quanto sia importante preservare il mare e le sue creature:è giusto poter disporre di una preda così ambita, magari allamata per caso quando si cercava un dentice alla traina, ma allo stesso tempo essere consapevoli della sua fragilità ci rende più vicini al nostro mare di quanto potrebbe esserlo un semplice fruitore passivo.

 

 

David Pinza2012©

David
Spezzino per diritto di nascita dal 1981, da bambino sognava di fare il pompiere…sogno perso per strada. Diplomato (con fatica) al liceo, decide durante un ferragosto con i piedi in acqua di iscriversi all’università all’indirizzo marino del corso di Scienze e Tecnologie per l’Ambiente dell’Università di Pisa, più che altro per avere una scusa per potersi brevettare come sommozzatore. Da allora con l’acqua di mare nelle orecchie cerca di avvicendarsi in mille specializzazioni e corsi uscendone prima come tecnico dell’ambiente subaqueo e poi come operatore scientifico subacqueo. Amante della fotografia, è stato recentemente impegnato in un progetto guida per il trapianto di Posidonia oceanica lungo le coste laziali, ma segue l’avventura di elfishing da sotto la superficie marina per colpa del Peve…”

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