Termine diventato molto famoso, specialmente in rete, grazie ad un portale di realtà virtuale, ai confini del videogame (ma è molto riduttivo definirlo così) che dava, e dà tutt’ora, la possibilità agli iscritti di crearsi una vita virtuale, con tanto di avatar umanoide, una carriera lavorativa da creare, rapporti umani, acquisti, progetti, ambizioni, … Una vita parallela, una vera e propria “seconda vita” per molti appassionati. Che spesso hanno finito ad identificarsi a tal punto col loro avatar, da dimenticarsi quasi della loro vita reale…con ovvie ricadute sul piano umano e spesso familiare. Una fuga da una realtà insoddisfacente, per alcuni, una sfida, per altri, un gioco, per molti.
Nel mio caso, Second Life rappresenta una rinascita.
Poco più di un anno fa, maturavo una decisione difficilissima: separarmi dal gozzo con cui avevo affrontato tante gloriose battaglie. Dopo una vita passata insieme, 27 anni sempre sulla cresta dell’onda.
Siamo nati insieme, di fatto (il gozzo è classe 1984, contro la mia 1985), e io ho imparato ad andare in mare con lui, dai primi approcci alla Diga da ragazzino, per arrivare al Tino e Palmaria, per poi progressivamente spingerlo oltre le colonne d’Ercole di Portovenere, fino a distanze e obiettivi sempre più ambiziosi, al limite della pazzia in certi casi…
D’altronde, affrontare a 6 nodi mangianze di tonni, arrivare a 3 Miglia dalla costa con un’ora di navigazione dal porto e, soprattutto, dover correre a sgottare manualmente dopo ogni pioggia un pò più forte del normale hanno cominciato ad essere ostacoli troppo grandi per una passione, la pesca, che con l’aumentare degli impegni lavorativi è sempre più relegata a piccoli ritagli di tempo… il passaggio ad una barca planante era insomma un passaggio obbligato, e con il nuovo Marino 520 anche io sto vivendo una “seconda vita”, ben più rilassata e meno avventurosa della precedente.
Eppure…nonostante il passaggio ad un mezzo “migliore”, un pò di rimpianto e nostalgia restano sempre lì, dietro l’angolo. Sembra strano, ma anche il distacco da un oggetto, apparentemente senz’anima, crea uno strano senso di vuoto; credo sia successo a molti di voi, magari portando dal concessionario la vostra vecchia auto, una sensazione di privazione che crea un pò di groppo in gola, indipendentemente dalla bellezza dell’auto che state acquistando. Fa strano, ma è umano, credo.
Ad aggiungere ulteriori elementi di difficoltà alla separazione, occorre considerare che il gozzo in questione non era nemmeno il mio, ma di mio nonno, che lo ha usato fino a pochi anni fa nelle sue scorribande “oratiere”, spesso in compagnia di mia madre. Il gozzo era uno di famiglia, insomma.
Per fortuna, ad alleviare la sensazione nostalgica, arrivano miracolosamente le foto che Marco, il nuovo proprietario, mi ha appena mandato. Che testimoniano che il mio ex-gozzetto è davvero in buone mani.
Nella sua nuova livrea bianco-azzurra, con qualche optional in più (quello stupendo prendisole, ad esempio…avrebbe fatto molto comodo alla mia signora!), il gozzo fa bella mostra di sè nelle immagini che seguono.
Una fiorente seconda vita... e a disposizione di tutti coloro che vogliano trascorrere qualche ora di relax su una barca storica, che ha visto tante avventure giovanili, tanti pesci (quelli soprattutto grazie a mio nonno) e tante miglia solcate.
Marco è infatti il proprietario del Noleggio “Rosa dei Venti”, di Levanto, e adesso, nella sua “seconda vita”, il mio ex-gozzo è una delle barche (quasi tutte splendidi gozzi) che Marco mette a disposizione di tutti coloro che non vogliano perdersi una rilassante giornata in mare nelle splendide 5 Terre!
In attesa di andare a trovare di persona il mio “vecchio amico di legno” (che, in fondo, è a due passi), mi godo le sue foto che lo mostrano in splendida forma…sollevato dal vedere che il vecchio leone solca ancora i mari, e lo farà per molto tempo ancora!
Se passate per Levanto, e magari vi piace la pesca, andate a trovarlo: ne ha di cose da raccontarvi…
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