Ummmmm, ho ancora la barca a terra ed ho passato il sabato a cercare, con l’aiuto del fido GiGi, di darle una parvenza decente. L’Inge mi invita gentilmente a muovere le mie Auguste Chiappe e a raggiungerlo per una rilassante uscita primaverile con la sua barca. Ummmmm, senza la mia fedele compagna mi sento perso e mi prende la pigrizia, comunque propendo per un deciso SI.
L’orario è da gita domenicale fuoriporta, alle 0930 partenza da Fezzano. Ovviamente alle 7 sono già vestito di tutto punto e stivo tonnellate di attrezzatura nella borsa , arrivo al porticciolo che L’Inge ed il Peve non hanno ancora aperto il primo occhio. Stivo il metro cubo di esche artificiali a bordo del prode Marino che mi ospiterà, asciugo la barca , la lucido un po’, quando mi appresto a darle una nuova mano di antivegetativa messaggino “Siamo un po’ in ritardo”. Bene, monto una gommina sulla canna da spinning e sondo tutto il porto senza risultato alcuno.
Alla fine arrivano, sono stati ingabbiati da una cicloturistica, belli beati e rilassati mi spiegano i pregi di un’uscita ritardata e breve, uscita lampo la chiamano, e cominciano a rincretinirmi con aneddoti esaltanti. Io annuisco e schiumo un po’ di bava dagli angoli della bocca, partiamo in una giornata strana color del latte.
Non si vede un tubo, nel vero senso della parola, c’è un’onda lunga per niente fastidiosa, assenza totale di vento, il sole è nascosto da una caligine padana. Visibilità limitata e per aria nemmeno un gabbiano.
L’inge è convinto di incocciare nei primi rossi di stagione, io propendo per le occhiate sotto costa, il Peve tace e si fa le foto con il telefonino, alla fine finiamo agli sciabola dopo aver pattugliato buona parte del litorale. Nulla ovviamente, correntone impescabile e zero marcature.
Ci spostiamo verso costa, l’onda lunga si infrange bene sulla falesia, cominciamo a lanciare nella schiuma ma non prendiamo una cippa.
L’Inge alza il naso in alto osservando un gabbiano, quando fa così so già cosa sta per succedere, ne adocchia un secondo e punta lo sguardo laser trecento metri più al largo, è il Peve che gli ruba la battuta:
Ma come? Eh Si cazzo, sono loro, piccolotti che saltano entusiasti fuori dall’acqua, sembrano quasi alletterati per dimensione, e il che sarebbe pure meglio… Barca in moto, mi fiondo di prua apro la borsa e mi impongo di non guardare la mangianza, cerco il mio jig preferito, un sempre catturante Maria Metal Flicker, ovviamente BPH, e lo fisso alla canna giusta.
Finisco l’operazione proprio mentre Andrea ferma la barca e si sta apprestando a lanciare lì in mezzo con la canna da occhiate. Tiro su lo sguardo, son divisi in due gruppetti, scelgo il più vicino e lancio al volo davanti ad un cucciolo che sta riatterrando dopo un salto.
STRIKE immediato e brutale, si capisce subito che non è il pesce a cui avevo tirato, parte a razzo e L’Inge ripone velocemente la cannina sollevato per non averci lanciato in mezzo. Indossa la GoPro ed inizia la sarabanda.
Tira Tira Tira, si ferma un po’ e poi riparte, mi sgombrano un po’ la barca dalle attrezzature e mi porto nel pozzetto di poppa, sono perplesso, dai miei conti doveva già essersi fermato.
Come al solito mentalmente gli do un nome:
Ripensando alle premesse ed al culo che ho avuto, Augusto Primo, visto che è il primo della stagione e spero non sia l’ultimo.
Mi pianto la canna nella coscia e forzo, spero di fare veloce per consentire agli altri di provarci anche loro, l’eco fischia come un merlo a primavera. Augusto però non molla e fa un angolo strano nella fuga, e gira dalla parte opposta rispetto al solito, dopo dieci minuti ho la coscia devastata dal calcio della canna e comincio a spogliarmi. Mi ricordo di aver indossato sotto il pile la mitica maglietta da tonno e cerco di farla vedere alla telecamera con l’unico risultato di farmi inquadrare le chiappe.
Schiviamo un traghetto curioso grazie alle manovre accorte dell’Inge e finalmente Augusto risale: l’acqua è torbida ma l’Inge lo dichiara a dieci metri sotto la barca, Il Mate Peve mi strappa dal culo la pinza ed indossa un paio di improbabili guanti a pois neri da giardinaggio.
Finalmente aggalla e…….
Non è mica piccolo e soprattutto….è preso per un orecchio, subito dopo l’opercolo.
Cazzo…
Il Peve prende il finale in mano, Augusto lo guarda in faccia e riparte come una furia segando il guanto.
Ho vinto un supplemento di patimento, finalmente mi passano la cintura e lo forzo mostruosamente, voglio rilasciarlo il prima possibile, sono certo della tenuta dell’attrezzatura e dei nodi, ho avuto tutto l’inverno per prepararli….
Altri 5 minuti molto scarsi ed è nuovamente sotto bordo, ma guarda che è bello forte….Il Peve artiglia direttamente il Jig e questa volta riesce velocemente a slamarlo.
Ci guarda perplesso il nostro Augusto, come dire “Tutto Qui? Se volevo farmi un piercing ve lo chiedevo prima!”, poi sprezzante riparte. Sono vagamente dolorante e parecchio sudato mi strappo il Pile elfico e finalmente riprendo a respirare normalmente. Cinque di ordinanza, messaggi di giubilo lanciati alla rete, un’altra ora di cazzeggio e rientriamo.
Sulla via del ritorno, L’Inge punta di nuovo lo sguardo verso terra (ci eravamo allargati di un miglio scarso) e sentenzia, “Sono là”, noi umani dobbiamo aspettare qualche minuto di planata per vedere qualcosa, ma è vero, solo che arriviamo con un minuto di ritardo, spariti.
Vabbè è presto, l’uscita lampo è andata oltre le aspettative, torniamo giocondi e un po’ arrossati verso casa alzando i calici di vino, rosso ovviamente, a lui.
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