Ti ho sempre cercato. Nelle maree di ritorno, quando i sedimenti si raccolgono lungo le sponde e sovraccaricano la spiaggia di nuove forme da scoprire. Ti cerco tra le onde, quando si fanno più alte e i pensieri più cupi. Ti cerco nelle viscere del mare, di quel mare in cui volevi essere avvolto e nel quale prima di me passavi il tuo tempo migliore, a bordo di uno scafo a vela.
Certe volte credo di averti cercato anche dove proprio non potevi essere.
Un attimo di più, da adulti, quando meglio si comprende il senso delle cose.
Un attimo così, da poterti abbracciare e stringere a me per donarti quel senso di protezione che non ho mai avuto modo di renderti, durato quel tempo breve eppure bastevole per sentirlo. La pesca, la vela…. i tuoi trofei e le mie mani ancora qui a raccoglierli, custode io ancora, sempre, di ricordi di cui mantengo con amore memoria.
Un attimo senza parlare. Per lasciarti negli occhi il senso delle nostre vite, e del tuo tempo tutto sommato breve eppure così intenso.
Un attimo per regalarti la sensazione del tutto e del tanto che hai lasciato tra le pagine della tua storia.
Ora ho i tuoi anni. Ti ho raggiunto e sto già facendo il giro di boa curiosa di sapere di quanto saprò superarli, e come.
Ho sempre pensato a questo momento, se ci sarei arrivata, e per quanto avrei continuato, immaginandomi al posto tuo al timone della tua classe Star. Una corsa tutta di bolina a questo traguardo e poi via… il resto ad andatura di poppa, sfruttando i venti di spalle che mi facilitano il percorso.
Chissà per quanto..forse domani, forse un’altra regata intera. Nel caso credo la percorrerei per te, per donarti nel mio tempo il tuo, di cui sei comunque parte.
E so che se tu fossi almeno ‘altrove’ potrei usare parole per scioglierti il cuore (ne sarei capace), e farti in qualche modo tornare. Per accarezzare i segni che il tempo avrebbe disegnato sul tuo viso se il suo percorrerlo ancora insieme ce ne avesse dato modo, fosse bastato.
Ma tra noi non ci sono ritorni, solo nuove direzioni.
E così tu continuerai la tua, drizzando la prua dove il destino ha stabilito già da molti anni. E allora, dopo aver guardato per così tanto questo mare accarezzando le onde nel pensiero di te, ed essermi immersa mille volte a cercarti (trovandoti sempre)… ora babbo ti fermo solo qui, in queste poche righe.
Avevo sette anni, e ‘pescavo’ con te inseguendoti sott’acqua cercando di prendere ogni pesce col retino e le mani, e tu…. emergevi per ridere a non finire, in quella giornata di settembre. Pozzale di Palmaria, fermo immagine della nostra vita.
Italo La Fragola, La Spezia, 09.05.1926 – 13.10.1973.
Mio padre. Uomo di mare.
[non perdete mai l’occasione di saper abbracciare chi avete ancora la fortuna di avere accanto, chi vi ama, chi amate. Anche di ‘colpirlo’ se necessario per scuoterlo e ha la testa bacata, ma senza mai lasciare qualcosa in sospeso, senza averci almeno provato; non esistono seconde occasioni, credervi è solo un rimando senza ritorno. Inutile rimpianto.]
(in foto: Pearls, di Alex Andreyev)
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