Passano tempeste nell’animo di alcuni bambini.
Come tormente di neve che incapaci di rapprendersi in ghiaccio si sciolgono a contatto con la superficie del mare. Menti che frustano il vento e lo agitano in modo che sferzi più forte, e alzi i marosi. Percuotono con la mente ciò che non sono ancora pronti a percuotere con mano, o che non percuoteranno mai.
E come tanti piccoli tsunami gonfiano e rigettano in onda.
E le onde, il più delle volte, rimangono dentro a sconvolgerli.
O a inondarli, da fuori, costringendoli ad annaspare nel nulla. Qualche volta, come risacca, spiaggiano soli su coste sconosciute persino ai loro cuori. Non c’è spiraglio, se non le rare volte in cui un’anima amica ne percepisce il dolore, la difficoltà, e non teme. E li prende per mano.
Lei… una di quelle mani sfuggite, e anche se ricorro al petto per calmare quel piccolo tsunami, non c’è modo di uscirne se sullo stesso cuore, a placarlo, le mani non saranno due.
Capire. Cosa li fa agitare nel vento.
Non lasciate sole le mani e le menti dei (vostri) bambini. E nemmeno nelle spiagge, o nel vento. Fatene aquiloni, a due cordicelle.
Immagine di Alex Andreev